Falkland Road e dintorni formano un area della vecchia Mumbai vittoriana e fatiscente, nella quale è concentrata gran parte della prostituzione della megalopoli indiana. E’ un labirinto di strade, un susseguirsi di stati di abbandono e fatiscenza architettonica e “morale” degli umani che vi abitano, lavorano e muoiono: un crogiuolo pazzesco dell’universo indiano, alimentato principalmente negli anni che hanno seguito alla “rivoluzione verde”, dall’urbanesimo dei dannati della terra, storie di miseria infinita. E’ sempre molto arduo fotografare in questi luoghi controllati dalla mafia e dalla polizia, nei quali la miseria materiale alimenta quella morale, ed ambedue i motivi s’intrecciano e si confondono producendo una continuità di storie di sottosviluppo che sembrano non avere mai fine. Le immagini parlano da sole: donne e travestiti invitano i clienti per momenti d’amore nelle luride stamberghe. Ecco sono queste le “Gabbie di Mumbai”. Bambine vendute alle madam che assicurano vitto ed alloggio; esseri abbrutiti in un universo che non permette altro che il vendersi od il morire letteralmente di fame. Sono questi, foto di volti, gesti ed espressioni “rubati dalla fotocamera”, come estirpati da una situazione e poi bloccati nel momento di una eternità alla quale più di ogni altra cosa essi fanno riferimento: è l’eternità dell’universo indiano, creazione, vita, distruzione e di nuovo creazione. Esseri umani, dei quali il mondo non si accorge , sa che esistono ma li ignora. La strada delle “Gabbie” è uno dei luoghi più fotografici del mondo, non solo trionfo del colore, ma un luogo dove il cacciatore d’immagini impazzisce per la presenza di innumerevoli componenti di scene di vita e per e difficoltà operative a rappresentarle. Tutto questo ed anche molto di più è Falkland Road…