Luigi Barzini, inviato del Corriere della Sera in Cina, sulla violenta repressione della rivolta dei Boxers nel 1900 da parte delle potenze occidentali come Germania, Inghilterra, Francia, Stati Uniti,Russia ed anche Giappone, commentava: “È facile prevedere che i nostri figli sconteranno duramente i nostri trionfi!”. Molta acqua è passata sotto i ponti da quegli anni, più di un secolo, ma nella storia della Cina 100 anni non sono nulla, eppure la travagliata storia che partì dal sanguinario dominio dell’Occidente ha proceduto in maniera altalenante fino a portare quello sterminato paese ai primi posti nel mondo in quanto a costruzione della modernità, alla penetrazione dei mercati, a far assumere alla storia dell’Asia un punto di forza nella storia del progresso umano. Un paese che grazie a vicissitudini incredibili ed alla quantità e qualità del suo “materiale umano” in uno spazio temporale limitatissimo si è saputo conquistare un posto di assoluto rilievo. Dalla sanguinosa rivolta dei Boxers alla quale è dedicata la possibile esposizione fotografica del nostro Archivio The Face of Asia, la storia cinese ha segnato l’avvento del nazionalismo, il Kuomingtang di Sun Yat Sen, il predominio dei signori della Guerra, l’Invasione Giapponese, la fuga di Chang Kai Shek e l’avvento di Mao con la mitica sua “Lunga Marcia” sfociata nel 1949 nella fondazione della Repubblica Popolare. Ma per restare ai Boxers e senza voler scrivere un trattato su tale spontanea rivolta ma pensando di far fruire il pubblico di alcune rare immagini storiche, si precisa che l’Archivio è in condizioni di esporre immagini che non solo mostrano la crudeltà delle ragioni del potere ma anche il contenuto di ciò che rappresentava la Cina per l’Occidente: un campo immenso da sfruttare brutalmente senza porsi vincoli o qualsivolglia etica umana. Non solo i tedeschi ma anche i soldati di tutti gli altri paesi arrivati in Cina con l’aureola di protettori della civiltà si comportarono secondo i suggerimenti del Kaiser tedesco. In quell’agosto del 1900 la bandiera della “Civiltà Occidentale” avrebbe dovuto essere ammainata a lutto. Pechino fu ridotta ad un cumulo di macerie fumanti. Ai margini delle strade si ammassavano cadaveri dei cinesi uccisi per “esercitazione” dai soldati di sette paesi “Civili”. Molto altro ci sarebbe da dire sulla pretesa superiorità dell’Occidente nella sua politica verso gli altri paesi. Tutto questo ma non solo, ebbe un effetto preponderante per la formazione di una coscienza nazionalistica dei cinesi che si tramutò in molte occasioni in odio per gli stranieri ed ancora oggi, in un mondo globalizzato com’è il nostro, ancora i segni se pur modesti e flebili di tutto questo da parte di chi possiede certe conoscenze e sensibilità può essere notato come latente e presente nel modo di relazione che gli stessi cinesi hanno con gli occidentali. Secondo il mio parere tutto ciò è ampiamente giustificato dal momento che “ciò che è oggi non è che la conseguenza di ciò che è stato ieri”. Immagini dure ad essere visitate ma emblematiche della vita a quel tempo, che non lasciava margini di scelta, né ai repressori sanguinari né ai repressi, e questi secondi rappresentavano la maggioranza del popolo cinese.