Un carrellata di immagini di quella che è stata Chianciano , quando si contendeva con pochi altri luoghi termali il primato italiano delle presenze estive. Alberghi, vedute, le persone alle terme, l’organizzazione capillare che stava dietro ogni luogo di accoglienza piccolo o grande che fosse, modesto o lussuoso. Un’epopea di un luogo che per decenni ha rappresentato una fonte di occupazione per le persone, un reddito certo e che oggi di fronte all’incalzare delle diversità delle concezioni che riguardano l’amministrazione della salute del corpo e non solo, con grande fatica tenta di riciclarsi per essere presente sul mercato. Una considerazione dell’esiguità culturale e produttiva di un’area nata e concepita per attivarsi solo per un breve periodo all’anno e che oggi sconta quei limiti che erano e sono fondamentalmente rimasti tali, all’interno della propria funzione. Immagini di quando Chianciano pulsava di vita che più di una generazione ricorda. Oggi forse chi le osserva avrebbe quasi un patetico sussulto di fronte al vuoto degli spazi inutilizzati, delle potenzialità messe in atto dalle strutture presenti e non più fruite per il magro ed insufficiente flusso di visitatori, idee e mezzi finanziari. Quasi una morte annunciata che esprime l’insufficienza di un mancato connubio fra decisioni pubbliche ed istanze del privato. Una incapacità culturale a gestire i processi evocati quasi da un diabolico meccanismo che tutto stravolge se non doverosamente gestito: il mercato. Forse potrebbe essere doveroso fare anche altro genere di riflessioni, che debbono esulare da quelle meramente della momentanea convenienza di categorie sociali, del pubblico, del privato, della politica, e dalla interessata credulità di chi le ritiene utili al proprio scopo che è sempre fondamentalmente economico. Una mostra di immagini che potrebbe evocare e produrre i germi di tale riflessione.