Una fortunosa acquisizione sui mercati internazionali di lastre positive riportanti immagini di questo particolare fotografo austriaco che oltre ad avere uno studio a Rangoon, riparava anche orologi. Adolphe Klier è uno dei tre grandi fotografi che hanno operato nella Birmania di quel tempo e si può benissimo annoverare che abbia avuto forse un calibro sia tecnico che esecutivo anche maggiore di quello di Felice Beato e della coppia Max e Bertha Ferrars. Il suo percorso fotografico si dipana a partire dallo studio nella Valley House di Rangoon al quale si rivolgono comuni cittadini e persone della nobiltà birmana di quegli anni, con i loro regali costumi, con le mogli e concubine ingioiellate, con donne del popolo che fumano il loro cheroot. I volti, a qualsiasi categoria sociale appartengano hanno tutti in comune un evidente atteggiamento che lascia trasparire la presenza di una condizione di rilassatezza e di distensione nei confronti della vita, corroborata da uno scorrere lentissimo del tempo e delle cose accanto a loro, e forse veramente si può dire senza alcuna esagerazione che guardando le sue opere possa essere toccata con mano ciò si possa intendere come “la serenità buddista”. Queste immagini riguardano anche paesaggi, fiumi, gli elefanti al lavoro che spostano i tronchi di alberi di tek che arrivano a destino trasportati dalla corrente dei fiumi,pagode, templi, funerali di bonzi. Ma ciò che colpisce più di ogni altra cosa è l’incisività ed i dettagli delle immagini e resta quasi un mistero come abbia fatto il fotografo austriaco a raggiungere quell’equilibrio nella resa delle immagini che si presenta assommando mirabilmente sia l’incisività ma allo stesso tempo la patina sottile della sfumatura artistica. Gli obbiettivi dell’epoca e più che altro il trattamento dei negativi e delle stampe avevano raggiunto dei livelli altissimi di cui soli pochi professionisti conoscevano i segreti. Oggi la tecnologia usata nella riproduzione fotografica “del fine art” permette di raggiungere quei livelli in un tempo decisamente inferiore ma la contropartita è spesso la sofferenza di un fascino irripetibile presente nei toni, nella luce e nelle ombre, nella gradazione delle scale dei grigi che contengono le stampe originali mai uguagliate. Quel connubio magico fra diversi fattori quali natura del negativo, luce, stampa e prodotti usati, nonché la sensibilità di chi effettua la ripresa sono tutti valori che determinano la qualità. E Philippe Adolphe Klier stato un professionista unico del suo tempo, che ha mirabilmente saputo combinare questi fattori ed il risultato si svela all’occhio dell’osservatore in un istante osservando le sue opere. L’Archivio The Face of Asia possiede una quantità di 90 di tali lastre d’autore, alcune di provata attribuzione all’autore, altre di incerta attribuzione ma di eguale tenore qualitativo che forse possono essere anche opere inedite dell’autore stesso, che non fanno che innalzare la qualità ed il prestigio dell’Archivio. Tali opere sono in attesa di essere valorizzate da sponsorizzazioni di Pubbliche Amministrazioni o di Privati, e nel caso di Philippe Adoplhe Klier il poter realizzare una mostra di stampe “fine art” su carta cotone 100% con inchiostro a pigmenti di carbone delle sue opere sarebbe senza alcun dubbio “UNA PRIMA MONDIALE” poiché mai è stata fatta una mostra monografica sia in Italia che all’estero interamente a lui dedicata ed a quel paese dove ha saputo realizzare tali meraviglie che hanno oggi quasi un secolo e mezzo e che segnano una tappa importantissima nella Storia della Fotografia di Reportage riguardante l’Asia coloniale. L’Archivio The Face of Asia resta a disposizione di tutti coloro che ne facciano richiesta e pensino alla realizzazione di una mostra su questo grande fotografo di quei tempi. Scheda Tecnica: Mostra di 50 immagini del formato di 90 x 80 cm (incluso passepartout ) su carta di cotone con inchiostro a pigmenti di carbone (Fine Art), complete di didascalie riguardanti ogni soggetto.